La laguna taceva

12,00


Autore:
Graziella Lo Vano
Pubblicazione:
11/2020
Formato: Libro
Dimensioni:
 14×21
Numero pagine: 144

COD: 9788869021107 Categorie: ,

Descrizione

È una preziosa e minuziosa ricostruzione storica quella condotta da Graziella Lo Vano.
Un’opera, “La laguna taceva”, che ci consente di conoscere uno dei periodi meno noti del percorso di unificazione del nostro Paese. Ed è al tempo stesso un racconto molto privato che si snoda dentro le mura familiari e nelle relazioni amicali di un giovane di inizio ‘900, pieno di speranze e di valori, che considera la guerra “una bruttura” pur dando il suo contributo, ma sempre alla ricerca dell’umanità e della solidarietà.
I luoghi sono quelli dell’Alto Adriatico che nel 1914, quando cominciano i fatti raccontati nel libro, avevano alle spalle un centinaio di anni di occupazione tedesca. Molti degli abitanti di quei paesi e di quelle città erano stati costretti a modificare il proprio cognome per cancellare le tracce dell’italianità e la popolazione si divideva tra i sostenitori di questa identità – anche con l’adesione ai vari movimenti politici e culturali che fiorivano in Italia -, i filotedeschi e i neutrali che si tenevano lontani da qualunque dibattito.
È in quelle terre di confine che arriva il protagonista della storia, il tenente Luigi Rizzo. “Viene da molto giù, dal Sud Italia: quel sud così diverso dal nord – scrive Graziella Lo Vano – di un’Italia unita dallo stesso tricolore da qualche decina d’anni, ma contraddittoria, diseguale, in un miscuglio di dialetti che non vuole saperne di parlare la stessa lingua nazionale: l’italiana”. Ed è attraverso il tenente Rizzo e le famiglie, con cui intesse relazioni di amicizia, che un pezzo della storia del nostro paese emerge con le lenti delle piccole cose, con la prospettiva di chi è costretto a lasciare i propri cari e di chi rimane ad aspettare, con i gesti che quella storia hanno contribuito a fare. Come lo sventolio del tricolore sulla guglia del campanile di Grado, ad opera di un gruppetto di ragazze e ragazzi, tra cui Giuseppina Marinaz, per segnalare ai bersaglieri che la città era libera.
Un racconto, nell’anniversario della fine della prima Guerra Mondiale, che fa emergere passioni e ideali che molto spesso rimangono freddi riferimenti nella tradizionale lettura storica.
Il 28 giugno del 1914 fu una data spartiacque, furono assassinati l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este e la moglie Sophie Chotek von Chotkowa, “per milioni di uomini – scrive l’autrice – il corso dell’esistenza muterà… anche per Luigi Rizzo questo episodio modificherà il corso della sua vita. Intuisce che gli eventi bellici avranno ripercussioni per la sua nazione”. “L’Italia in effetti era sì entrata in guerra – commenta Lo Vano – ma da subito evidenziò scarsità di mezzi di ogni genere. Non era una potenza economica e neppure militare. I mezzi erano esigui e questo fu un altro motivo di titubanza iniziale nell’entrare in guerra. Di uomini invece ne disponeva, sì! Quante madri, mogli, figli, piansero a causa della guerra! La lotta fu aspra, lunga, di inverni trascorsi all’addiaccio nello stallo della trincea. E il governo, quando non ebbe più uomini in età regolamentare, aprì la chiama ai riservisti, ai capifamiglia avanti con gli anni e ai giovani sotto età, appena diciassettenni, che mai avevano visto fucile e impreparati, furono buttati di fronte al nemico, non ebbero neppure il tempo di mormorare “Cristo aiutatemi”, le madri non ebbero la consolazione di una tomba sulla quale versare lacrime”.
È in questo contesto che il comandante Rizzo assume le proprie responsabilità che lo porteranno al comando di MAS, in operazioni delicate e pericolose che gli valgono medaglie al valore. Storie cli guerra che portano lutti e dolore e che si intrecciano con quella degli affetti, dell’amore per la giovane Giuseppina Marinaz, fino al matrimonio celebrato nei giorni della sconfitta ad opera dei tedeschi e degli austro-ungarici che avrebbero preso possesso di Grado e a cui il giovane comandante, bloccato da una missione improvvisa, arriva in ritardo e trafelato in bicicletta. “La cerimonia fu essenziale. Dopo il sì degli sposi un breve saluto e i frettolosi auguri dei presenti… Era arrivato il momento della separazione. Luigi secondo gli ordini doveva restare per coordinare le operazioni di evacuazione del territorio; Giuseppina – come tutti gli altri civili – doveva andare via. I due giovani ritti sul pontile, come statue, si guardarono disperatamente”.
Un racconto complesso e non banale che l’autrice, Graziella Lo Vano, ha scritto con originalità grazie ai colloqui con la figlia dell’Ammiraglio Rizzo, Mina.

Un’opera che aiuterà i più giovani a conoscere la storia da una prospettiva nuova.

Giuseppina Paterniti

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